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Il climate change e l’alimentazione. Ecco gli alimenti a rischio!

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terraI cambiamenti climatici cambiano anche il nostro piatto. Il climate change chiude il frigorifero, costringe ad una dieta forzata, diventa un tiranno anche a tavola. 

Come? I pesticidi e le esagerate piogge estive hanno minacciato, ad esempio, il lavoro delle api che sono responsabili di circa il 70 % della impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta, garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo.

Greenpeace spiega in una nota: “Raccontiamo lo stretto legame tra le api e la nostra alimentazione, entrambe minacciate da un sistema agricolo industriale che promuove le monoculture e l’uso massivo di sostanze chimiche. In Europa, oltre 4.000 varietà di ortaggi esistono grazie all’impollinazione, 4000 varietà che sparirebbero insieme alle api, dai campi e dai nostri piatti”.

A cosa dovremmo rinunciare? A molta frutta e ortaggi come le fragole, i pomodori, i frutti di bosco, le pesche. Etc. frutta_e_verdura

Un altro alimento a rischio “estinzione”? Sarà colpa della“ruggine del caffè”, un virus prodotto dal fungo Hemileia Vastatrix, che sta devastando le piantagioni dei principali Paesi produttori di caffè delle Americhe. Secondo il portavoce della Specialty Coffee Association of America, Eric Rhinehart: “L’infezione è dovuta a una combinazione di temperature più alte del normale e a forti piogge, i contadini non erano preparati”. Secondo le stime dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) la produzione di caffè, nei prossimi anni potrebbe subire un calo tra il 15% e il 40%.

A rischio anche mais, riso e grano: il riscaldamento globale di soli 2°C sarà dannoso alle colture nelle regioni temperate e tropicali (studio condotto dall’Università di Leeds). Il professor Andy Challinor, autore dello studio, ha spiegato: “La nostra ricerca mostra che i raccolti saranno influenzati negativamente dai cambiamenti climatici molto prima del previsto. Inoltre, l’impatto dell’aumento delle temperature sulle colture varierà sia di anno in anno e da luogo a luogo. E la variabilità diventa maggiore, in quanto il clima diventa sempre più irregolare”.

Paradossalmente, in un circolo vizioso da vertigine, alcune delle emissioni globali che determinano il cambiamento climatico sono dovute alla produzione di cibo. Uno studio condotto dalla Yale University, pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas) ha concluso che, per produrre bistecche di carne bovina, l’acqua necessaria per l’irrigazione è 11 volte superiore (per 1 kg di carne sono necessari 15 mila litri d’acqua), inoltre l’emissione di gas serra e di composti azotati, è di 5-6 volte superiore alle altre produzioni.

Ma questa, forse, è un’altra storia.

 


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